D’ANDREA ANTONIO

Lecce, 1908 – 1955

Dopo aver lasciato il liceo classico Palmieri, frequenta dapprima la Regia Scuola Artistica di Lecce, per poi proseguire gli studi a Bologna e a Roma.
Nella capitale frequenta il Museo Artistico Industriale, dove ha come maestro Antonio Gerardi, il quale avendo compreso il talento e l’abilità di D’Andrea, lo affina nella tecnica della fusione e della lavorazione del ferro.
Una volta terminati gli studi, l’artista, giovanissimo, ottiene la cattedra di disegno presso la scuola d’Arte di Fuscaldo, in Calabria. Successivamente, tornato in Puglia, insegna presso la Regia Scuola di Lecce e negli Istituti d’Arte di Galatina e Bari.
Applicandosi nelle arti decorative,con il suo stile personale D’Andrea porta a dignità d’arte la tradizione artigiana della lavorazione del ferro.
Nel 1938, a Lecce, apre una bottega dove realizza candelieri, lampade, lampioni, grate, griglie parafuoco e raffinate immagini su rame sbalzato. Nelle sue opere le capricciose volute del barocco leccese si accostano a decorazioni floreali, a racemi e tralci di vite, nonché a figure di sapore esotico, proprie dello stile Liberty e dell’Art Noveau.
La sua bottega diviene punto d’incontro di scrittori e intellettuali come Vittorio Pagano, Vittorio Bodini e Ennio Bonea e di artisti come Suppressa, Ciardo, Della Notte e M. Massari.
Intorno agli anni ‘40 espone a Lecce e in altre città italiane come Bari, Firenze, Bologna e Milano. Durante la sua lunga carriera artistica consegue molti prestigiosi premi: ben sei medaglie d’oro e una targa d’argento.
Partecipa alla Mostra di Torino nel 1925 ed alla Biennale Leccese del 1927.
Nel ‘40, a Milano, D’Andrea presenta due raffinati portali sbalzati. Nel 1952, realizza, su commissione dei membri dell’amministrazione dell’Acquedotto Pugliese, una formella sbalzata dal titolo “Laudato si mi Signore per sor acqua”, in seguito donata al Pontefice Pio XII.
Tra le opere principali dell’artista, risaltano alcune formelle in rame, oggi facenti parte di importanti collezioni, che raffigurano scene tratte dalla vita di Cristo, di San Francesco d’Assisi e Sant’Antonio da Padova.

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