GELLI FRANCO
Parabita (LE), 1930 - 1997
Conseguita la maturità classica si reca a Venezia dove studia Architettura. La sua prima esposizione risale alla prima metà degli anni ’50. Nel 1961 tiene una sua personale a Milano con presentazione di Umbro Apollonio.
Dal 1962 al 1966 vive e lavora a Firenze. E’ questo il periodo nel quale G. si avvicina alla ricerca della c.d. Arte Programmata. Numerose le mostre alle quali è invitato e non solo in Italia. Tanti critici sono interessati al suo lavoro (M. Valsecchi, M. Lepore, D. Morosini, L. Carluccio, F. Menna, ed altri). Dopo l’alluvione che colpisce Firenze nel 1966 G. ritorna a Lecce. Nel 1969 realizza “Le strutture dell’Ego” installazioni presentate a Roma e Firenze. Nel 1971 è la volta de “La valigia dell’Emigrante” ed. Punto Zero, Taranto. Nel 1976 aderisce al manifesto dell’Arte Genetica di Francesco Saverio Dodaro. Pubblica per la collana Violazioni Estetiche a cura di F. S. Dodaro la cartella “Transitional objects mutterfixierung 1981, edita dalla Galleria Artestudio 36 di Lecce. Il percorso artistico di G., come ha scritto Francesco Aprile, parte dalla pittura ma sono gli studi di architettura che lo portano a interessarsi alle implicazioni strutturali e sociali delle componenti urbane; egli si avvia in un percorso di ricerca letteraria che si muove tra poesia, scrittura visiva, mail-art, performance e installazioni. Ad oggi la proposta di G. rappresenta una delle linee di ricerca più interessanti prodotte nel meridione.