CAVA FRANCESCO
Lecce, 1876-Trepuzzi (LE) 1937
Poco conosciuto dai suoi conterranei, Appartenente ad un’ agiata famiglia leccese Cava ebbe pochi amici nell’ambiente aristocratico leccese, amanti come lui della caccia. All’attività venatoria egli dedicò gran parte del suo tempo. I campi del Salento esplorati in vari periodi dell’anno,i suggestivi tratti delle coste adriatica e ionica e i bianchi tratturi di campagna, sono i temi preferiti dall’artista.
Francesco Cava era solito abbozzare su un taccuino tutto ciò che osservava, che poi reinterpretava in maniera personale su fogli di cartone o su tele.
Autodidatta,non compie alcun studio di indirizzo artistico ma la passione per l’arte lo spinge ad apprendere sia la tecnica del pastello, sua preferita, sia quella della pittura ad olio.
Cava frequenta circoli culturali leccesi e varie esposizioni d’arte conosce così la pittura di alcuni artisti salentini come Luigi Scorrano,Temistocle De Vitis, Raffaele Casciaro, Michele Palumbo e Stanislao Sidoti.
La pittura di Sidoti influenzerà molto il suo modo di dipingere.
Come Sidoti, infatti, questo artista esegue paesaggi in cui ogni particolare è rappresentato con intimità, avvolto in un atmosfera contemplativa, nella quale l’emozione e il sentimento hanno il sopravvento. Nulla è copiato dal vero.
Le figure umane come i pescatori delle marine, le viuzze e i muretti a secco caratteristici della terra salentina, gli alberi dalle frondose chiome, i carri, hanno un ruolo di secondo piano e si confondono con il resto dell’opera intrisa di profonda suggestione, dove i colori sono accostati armoniosamente.
Oltre ai pittori salentini legati alla tradizione napoletana, Cava guarda al vedutismo partenopeo di Filippo Palizzi e Giacinto Gigante, non rimanendo indifferente alla pittura più innovativa e moderna di artisti allora emergenti come Geremia Re e i fratelli Carlo e Francesco Barbieri.
A causa del suo carattere schivo, Francesco Cava non volle partecipare a molte esposizioni o avere rapporti con mercanti d’arte, probabilmente per questo le sue opere,sospese tra classicismo e innovazione, sono poco conosciute. Alcune di esse sono state esposte, nel corso degli anni ‘20, alle biennali leccesi e ,poco più tardi, a Bari.