SUPPRESSA LINO PAOLO
Lecce, 1915 – 2003
Poliedrico, colto e geniale, Lino Paolo Suppressa è il pittore leccese che ha saputo meglio interpretare il pensiero, i costumi e la psicologia della gente salentina, attraverso la realizzazione di opere varie e coinvolgenti.
Sin dalla più tenera età dimostra un interesse profondo e una propensione verso l’arte, in particolare la pittura.
Si forma, verso la fine degli anni ’20, nell’Accademia Regia delle Belle Arti di Lecce, dove è allievo dell’innovativo e già noto Geremia Re, per poi iscriversi presso il Liceo Artistico di Firenze.
Tornato nella sua Lecce insegna presso l’Accademia di Belle Arti (la scuola in cui si era originariamente formato), per poi entrare come impiegato nella Banca d’Italia.
Dopo aver dipinto, tra gli anni ’20 e ’40, quadri dai colori intensi dalla forte espressività, è soprattutto dopo la fine della seconda guerra mondiale che Suppressa si dedica completamente alla sua carriera di pittore e artista.
Le opere seguite nel corso degli anni ’50, raffigurano suggestivi scorci del centro storico di Lecce, per lo più realizzate con la stesura di oli o tempere, su tela, compensato, carta e tavola.
Al primo periodo appartengono anche le bellissime e significative vedute di interni di case, di osterie (le famose “putee” leccesi), di sartorie e sale da ballo in cui S., con lirico e accentuato realismo, raffigura donne sorprese a cucire, scene di ambientazione familiare, uomini ripresi a bere intorno a tavoli raffigurati in solitari e remoti ambienti del centro storico leccese.
Tutte opere in cui realismo e metafisica si sposano armoniosamente.
Non mancano le rappresentazioni di scene legate al mondo dei contadini, emblema e testimonianza della società salentina di quegli anni.
Suppressa vuole mettere in particolare risalto il sentimento, il costume, il sacrificio e il lavoro dei protagonisti della vita affannosa di un territorio isolato dal resto d’Italia, quasi dimenticato, arido e povero, in cui predominano significative e drammatiche problematiche sociali.
Non manca inoltre, la realizzazione di delicate nature morte.
A partire dagli anni ’60, seguendo il suggerimento di contemporanei poeti locali e uomini di cultura, come Vittorio Bodini e Vittorio Pagano attivamente impegnati nel tentativo di svecchiare la cultura e l’arte salentina, S. si apre alle nuove avanguardie artistiche nazionali e internazionali, rivoluzionando così il suo modo di dipingere.
Aderisce infatti a una pittura prima di contenuto astratto, poi informale, arrivando così alle soglie degli anni ’80, per cimentarsi con un’arte povera, ironica, prorompente e originale.
Famosi per la cromaticità dei colori cangianti dall’ocra all’azzurro, dal rosso al giallo e al marrone, i quadri di Lino Paolo Suppressa rispecchiano tutta la sensibilità di un uomo non solo legato alla sua terra, ma soprattutto alle tradizioni, ai principi e ai valori di un tempo.
Alla prima metà degli anni ’60, risalgono alcune opere astratte nelle quali dalla fusione dei colori prigionieri di tratti incisivi e veloci, ha origine una fluida narrazione degli eventi storici.
Tra gli anni ’70 e ’80, il pittore si apre al cubismo e ad altre correnti artistiche che lo porteranno a vedere e ad interpretare la realtà con una carica fortemente allusiva e simbolica.
Le sculture dell’ultimo periodo, un po’ sacre e un po’ profane, nate dall’unione del legno con materiali trovati casualmente per strada, come il ferro e la plastica, le allegre e ironiche statuette in terracotta e ceramica, evidenziano la conoscenza di S. delle tecniche e dello stile presenti nella tradizione artigiana salentina e pugliese.
Ancora oggi, i suoi quadri e le sue sculture testimoniano tutta l’umanità e la sensibilità di un uomo che si è sempre saputo rapportare ed aprire ai cambiamenti dell’epoca in cui è vissuto, ricca di fermenti e rinnovamenti artistici.